SPONSOR

IGWA

Guadalupe

novembre 2007

report di Federica Friz

IGWA - Un raid avventura speciale nei Carabi
Foto di Iacopo Soldaini e IGWA

report completo sulla rivista OASIS OUTDOOR in edicola a Giugno

Basse-Terre, la capitale delle isole Guadalupe, è stato il punto di partenza del raid avventura IGWA. 30 squadre selezionate da tutto il mondo si sono incontrate per sfidarsi su questo campo di gara decisamente particolare: i Caraibi

Trekking, surf, corsa, kayak, windsurf, nuoto, golf, apnea, canyoning, orientamento, coasteering sono solo alcune delle prove che hanno affrontato i partecipanti. L'IGWA è una gara che va oltre lo sport, valuta i concorrenti anche sulle loro conoscenze culturali e geografiche del luogo. Infatti lo sponsor principale di questa gara è l'Ente del Turismo di Guadalupe che vuole promuovere i paesaggi mozzafiato di mari turchesi, spiagge bianche e rigogliose foreste tropicali, ma anche la cultura colorata e multietnica del luogo. Le squadre sono di due atleti: maschili, femminili o miste e sono provenienti dalle più svariate parti del globo: America, Inghilterra, Australia, Brasile, solo per dare alcune idee. A rappresentare l'Italia ci sono 3 atleti: Federica Friz e Iacopo Soldaini della squadra M6-Sport.com e Marco Ponteri per la squadra internazionale Sleepmonsters.

St. Francois, all'estremo est dell'isola, ospita la partenza della prima giornata: un rapido susseguirsi delle più svariate prove. La mattina si parte per una caccia al tesoro che prevede la ricerca di alcuni indizi da scoprire nella cittadina di St. Francois. Finito il tempo massimo ci spostiamo sulla bianca spiaggia col mare turchese intenso dove affrontiamo una serie di prove, ciascuna delle quali ha una durata di un'ora e mezza: percorrere più volte possibile un triangolo olimpico con il windsurf, cavalcare il maggior numero di onde su una tavola da surf con un punteggio dato anche in base allo stile, portare a termine una caccia al tesoro subacquea dove bisogna identificare il maggior numero di pesci e piante sottomarine, ed infine una prova di precisione con il golf. Data la varietà di sport presenti nei "raid avventura" ci sono molti cambi in classifica ed è proprio questo mix che li rende interessanti ed avvincenti, perché fino all'ultimo la classifica finale può riservare delle sorprese. L'esperienza mia e di Iacopo negli sport acquatici permettono alla squadra M6-Sport.com di terminare la giornata nella parte alta della classifica, ma siamo ben consapevoli che altri 6 giorni di gara possono cambiare la posizione in classifica. Verso le 23:00 del primo giorno partono le prove notturne: una caccia al tesoro senza cartina, ma con indizi enigmistici che permettono di risolvere un rebus e di seguito una lunga prova di 15km di orientamento nell'entroterra. La raccomandazione di stare attenti a non sfiorare dei particolari alberi riconoscibili da frutti simili a delle mele perché urticanti, mi riporta col pensiero al fatto di gareggiare in un paese dei Caraibi.


Il risultato della prova enigmistica è ottima, ma la prova di orientamento è lunga. Impieghiamo quasi un'ora per trovare uno dei vari punti di controllo, infatti il regolamento della gara prevede delle penalità per ogni punto che si salta, quindi è meglio trovarli tutti. Arriviamo al campo alle 02:00 e dobbiamo ancora montare la tenda e metterci a dormire. Poco male, se non fosse che l'indomani la partenza della tappa è prevista alle 06:30 e questo vuol dire svegliarsi verso le 05:30 per fare una colazione abbondante. Il secondo giorno è il più faticoso di tutti: una lunga marcia/corsa ad orientamento lungo la costa nord-est dell'isola di Grande Terre con un terreno fatto di sabbia e rocce taglienti e quasi esclusivamente al sole. È di fondamentale importanza studiare bene il percorso sulla cartina prima della partenza per non allungare inutilmente il percorso. A causa di un'incomprensione tra me e Iacopo partiamo senza barrette energetiche o cibo di alcun tipo, solo 3 litri di acqua a testa con sali minerali. Sono errori che non si dovrebbero commettere soprattutto quando si percorrono zone disabitate. Solo 6 ore più tardi riusciremo a mangiare una fetta di torta a base di tapioca offerta da una signora in spiaggia. L'esperienza in questo tipo di gara è fondamentale e noi siamo ancora piuttosto inesperti. La prima tappa della giornata finisce dopo 5 ore. Da qui si parte per una prova di orientamento più difficile in una zona delimitata. La fame inizia a farsi sentire. Giungiamo su un promontorio per una terza tappa decisamente spettacolare. Con il mare grosso che si infrange una ventina di metri sotto di noi, dobbiamo percorrere la scogliera a mezza altezza con pareti a picco scavate dal vento, spostandoci con tecniche su corda. Guardare in basso o sentire gli spruzzi delle onde sulla pelle regala un'emozione insolita. Terminata questa tappa si prosegue nuovamente di corsa per altri 7 km verso il traguardo. Il sentiero stretto, pieno di sassi, con radici che lo attraversano e a volte con dirupi scoscesi che lo fiancheggiano richiedono la massima attenzione. Per accorciare il percorso ci ritroviamo a camminare tra alberi ricoperti di spine. È da dodici ore che siamo in piedi, ma al tramonto raggiungiamo il traguardo, una piccola baia senza alcuna presenza umana, siamo avvolti dalla natura. Le posizioni sono cambiate: Sleepmonster risale la classifica e M6-Sport.com perde qualche posizione.


Il giorno successivo la partenza si effettua dall'isola di Marie Galante che raggiungiamo in traghetto. La giornata prevede una serie di prove molto brevi in diversi posti dell'isola: una ricerca in kayak del fiore di mangrovia in un laghetto interno, una prova veloce di nuoto, una serie di prove culturali gestite dalla popolazione locale, una tirolina spettacolare attraverso una piccola baia sopra un mare azzurro intenso e una caccia al tesoro in un villaggio dell'isola. Passiamo parecchio tempo negli spostamenti in auto che utilizziamo anche per riposarci, consapevoli che durante la notte ci sarà l'evento più duro della giornata: la prova di coasteering notturna, ovvero una corsa orientamento di 12km lungo la costa: un susseguirsi di piccole baie sabbiose dove si corre a fatica, intramezzate da appuntiti scogli non visibili da superare in acqua. È proprio in questa zona che è necessaria una precisa attenzione per evitare di farsi male alle articolazioni. Alcuni kilometri li percorriamo anche nell'entroterra dove apparentemente ci sono dei prati su cui poter correre agilmente, eppure anche qui c'è un insidia: l'erba è a ciuffi su zolle di terra disconnesse e muoversi velocemente è pressoché impossibile se si vuole evitare di incorrere in brutte distorsioni alle caviglie. La mancanza di brezza marina durante la notte fa sì che il terribile caldo umido sia un'ulteriore causa di difficoltà.
L'indomani ci spostiamo sull'isola di Basse Terre. La cima del vulcano La Sufriere ci aspetta. Ha appena smesso di piovere quando ci schieriamo tutti alla partenza. È molto caldo e altrettanto umido e per risalire il vulcano dovremo attraversare una zona di rigogliosa foresta tropicale. Al via si crea un serpentone di persone lungo un sentiero largo non più di un metro e completamente scivoloso: a terra c'è solo fango. Dopo una veloce discesa comincia un'insidiosa salita: ripida, scivolosa, fangosa, senza alcun gradino se non quelli creati dalla pioggia. Ci muoviamo su un sentiero largo a volte anche solo 30cm e scavato dalle piogge. L'unico modo di procedere più velocemente e con minor rischio è di aggrapparsi alle radici degli alberi tropicali di cui è ricoperta la zona. Salendo le pendici le piante ad alto fusto lasciano spazio a cespugli dalle foglie larghe ed il sentiero diventa un misto di fango e rocce. Dopo 1200m di dislivello, a volte anche sotto una sottile pioggerellina, arriviamo alla cima dove le rocce sono ricoperte di giallo a causa dello zolfo. Il vulcano è infatti ancora attivo e i fumi che fuoriescono dal cratere creano una nuvola sulla cima che è pressoché sempre presente. Con queste condizioni il panorama spettacolare dell'arcipelago di Guadalupe si può solo immaginare! La temperatura in alto è sotto i 10°. Scendiamo velocemente per un sentiero sassoso e scosceso fino a tornare nella foresta tropicale ed infine dopo 4h di gara tagliamo il traguardo. Stanchi e sporchi di fango all'arrivo ci aspetta una piacevole sorpresa: una pozza naturale di acqua calda dove ci immergiamo per rilassare i muscoli e riprendere fiato. La sera affrontiamo un'ulteriore prova culturale nel paese di St. Claude, posto sulle pendici del vulcano e con strade parecchio ripide. Interroghiamo i cittadini per raccogliere le risposte ad alcune domande che prevedono la traduzione in inglese della lingua locale e la serie di prove per la giornata finisce.


Il giorno dopo effettuiamo un percorso di canyoning sempre sulle pendici del vulcano. Per raggiungere il punto di partenza saliamo lungo un sentiero fangoso e ripido e lo raggiungiamo dopo 40 minuti completamente sudati. Camminando nella giungla l'umidità è decisamente più fastidiosa rispetto alla costa. Indossiamo mute, imbraghi e caschetti e ci caliamo per una spettacolare cascata di 70m. Dal ciglio della roccia guardare in basso regala un'emozione particolare: non si ha tempo per avere ripensamenti e il contesto è decisamente suggestivo. La discesa è resa difficile dalla scivolosità della parete: appoggiare i piedi per la calata nella prima parte con una pendenza leggermente positiva non è per nulla facile. Per fortuna la pendenza diventa negativa fino all'arrivo nella pozza d'acqua. Da qui proseguiamo poi lungo il torrente. Purtroppo una cattiva segnalazione del percorso fa sì che 5 squadre, tra cui quella mia M6-sport.com, scendano lungo il torrente per un paio d'ore invece di rituffarsi nella foresta pochi metri dopo la cascata. Non ci poteva capitare di meglio… siamo tra le prime squadre e non è una prova a tempo, per cui abbiamo tutto il tempo per goderci la discesa imprevista: una vegetazione rigogliosa, delle minuscole rane marroni, alberi altissimi di cacao, centinaia di liane che attraversano il torrente e noi, accompagnati dai suoni della foresta, solo noi e la natura che ci abbraccia.
Il pomeriggio raggiungiamo il paese di Vieux-Habitants con il pullman di gara per un'ulteriore prova culturale di caccia al tesoro, durante la quale vediamo tre bellissimi arcobaleni prodotti dall'alternarsi di pioggerellina e sole. Troviamo tutti gli indizi che ci permettono di rispondere correttamente a tutte le domande e racimoliamo altri punti preziosi. La giornata è terminata e il bivacco notturno è previsto sulla spiaggia. Il tramonto che ci regala la natura è bellissimo: una spiaggia nera di materiale vulcanico, un mare piatto e in fondo un sole rosso che si perde nell'orizzonte.


Il giorno successivo è l'ultimo giorno di gara. Andiamo nella baia dalla sabbia dorata di Deshaies per una prova di staffetta nuoto e corsa, finita la quale ci spostiamo fino ad arrivare nella zona delle mangrovie, tra le due isole di Grand Terre e Basse Terre. Qui ci aspetta una prova in kayak decisamente suggestiva: l'acqua è salmastra e sono molte le specie di uccelli che si possono ammirare tra le piante. 12 km di pagaiate e giungiamo al traguardo, questa volta quello finale.
La sera si conclude con una grande festa nel forte di Fleur d'Epée da cui si gode un bel panorama della baia di Le Gosier. Musiche e balli locali ci accompagnano per tutta la serata. Con i compagni di gara si ricordano alcuni episodi di questa fantastica settimana nelle isole di Guadalupe, un raid particolare fatto a base di prove sportive di ogni genere, ma che soprattutto ci ha permesso di conoscere la generosa popolazione locale e una natura multicolore.

Un ringraziamento va agli sponsor: SH+ (shplus.com) per i caschi e gli occhiali da sole, La Sportiva (lasportiva.it) per le scarpe da corsa in montagna, www.m6-sport.com un sito di raid avventura


 

 

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