IGWA
- Un raid avventura speciale nei Carabi
Foto di Iacopo Soldaini e IGWA
report
completo sulla rivista OASIS OUTDOOR in edicola a Giugno
Basse-Terre,
la capitale delle isole Guadalupe, è stato il punto di partenza
del raid avventura IGWA. 30 squadre selezionate da tutto il mondo
si sono incontrate per sfidarsi su questo campo di gara decisamente
particolare: i Caraibi
Trekking,
surf, corsa, kayak, windsurf, nuoto, golf, apnea, canyoning, orientamento,
coasteering sono solo alcune delle prove che hanno affrontato i
partecipanti. L'IGWA è una gara che va oltre lo sport, valuta
i concorrenti anche sulle loro conoscenze culturali e geografiche
del luogo. Infatti lo sponsor principale di questa gara è
l'Ente del Turismo di Guadalupe che vuole promuovere i paesaggi
mozzafiato di mari turchesi, spiagge bianche e rigogliose foreste
tropicali, ma anche la cultura colorata e multietnica del luogo.
Le squadre sono di due atleti: maschili, femminili o miste e sono
provenienti dalle più svariate parti del globo: America,
Inghilterra, Australia, Brasile, solo per dare alcune idee. A rappresentare
l'Italia ci sono 3 atleti: Federica Friz e Iacopo Soldaini della
squadra M6-Sport.com e Marco Ponteri per la squadra internazionale
Sleepmonsters.
St.
Francois, all'estremo est dell'isola, ospita la partenza della prima
giornata: un rapido susseguirsi delle più svariate prove.
La mattina si parte per una caccia al tesoro che prevede la ricerca
di alcuni indizi da scoprire nella cittadina di St. Francois. Finito
il tempo massimo ci spostiamo sulla bianca spiaggia col mare turchese
intenso dove affrontiamo una serie di prove, ciascuna delle quali
ha una durata di un'ora e mezza: percorrere più volte possibile
un triangolo olimpico con il windsurf, cavalcare il maggior numero
di onde su una tavola da surf con un punteggio dato anche in base
allo stile, portare a termine una caccia al tesoro subacquea dove
bisogna identificare il maggior numero di pesci e piante sottomarine,
ed infine una prova di precisione con il golf. Data la varietà
di sport presenti nei "raid avventura" ci sono molti cambi
in classifica ed è proprio questo mix che li rende interessanti
ed avvincenti, perché fino all'ultimo la classifica finale
può riservare delle sorprese. L'esperienza mia e di Iacopo
negli sport acquatici permettono alla squadra M6-Sport.com di terminare
la giornata nella parte alta della classifica, ma siamo ben consapevoli
che altri 6 giorni di gara possono cambiare la posizione in classifica.
Verso le 23:00 del primo giorno partono le prove notturne: una caccia
al tesoro senza cartina, ma con indizi enigmistici che permettono
di risolvere un rebus e di seguito una lunga prova di 15km di orientamento
nell'entroterra. La raccomandazione di stare attenti a non sfiorare
dei particolari alberi riconoscibili da frutti simili a delle mele
perché urticanti, mi riporta col pensiero al fatto di gareggiare
in un paese dei Caraibi.
Il risultato della prova enigmistica è ottima, ma la prova
di orientamento è lunga. Impieghiamo quasi un'ora per trovare
uno dei vari punti di controllo, infatti il regolamento della gara
prevede delle penalità per ogni punto che si salta, quindi
è meglio trovarli tutti. Arriviamo al campo alle 02:00 e
dobbiamo ancora montare la tenda e metterci a dormire. Poco male,
se non fosse che l'indomani la partenza della tappa è prevista
alle 06:30 e questo vuol dire svegliarsi verso le 05:30 per fare
una colazione abbondante. Il secondo giorno è il più
faticoso di tutti: una lunga marcia/corsa ad orientamento lungo
la costa nord-est dell'isola di Grande Terre con un terreno fatto
di sabbia e rocce taglienti e quasi esclusivamente al sole. È
di fondamentale importanza studiare bene il percorso sulla cartina
prima della partenza per non allungare inutilmente il percorso.
A causa di un'incomprensione tra me e Iacopo partiamo senza barrette
energetiche o cibo di alcun tipo, solo 3 litri di acqua a testa
con sali minerali. Sono errori che non si dovrebbero commettere
soprattutto quando si percorrono zone disabitate. Solo 6 ore più
tardi riusciremo a mangiare una fetta di torta a base di tapioca
offerta da una signora in spiaggia. L'esperienza in questo tipo
di gara è fondamentale e noi siamo ancora piuttosto inesperti.
La prima tappa della giornata finisce dopo 5 ore. Da qui si parte
per una prova di orientamento più difficile in una zona delimitata.
La fame inizia a farsi sentire. Giungiamo su un promontorio per
una terza tappa decisamente spettacolare. Con il mare grosso che
si infrange una ventina di metri sotto di noi, dobbiamo percorrere
la scogliera a mezza altezza con pareti a picco scavate dal vento,
spostandoci con tecniche su corda. Guardare in basso o sentire gli
spruzzi delle onde sulla pelle regala un'emozione insolita. Terminata
questa tappa si prosegue nuovamente di corsa per altri 7 km verso
il traguardo. Il sentiero stretto, pieno di sassi, con radici che
lo attraversano e a volte con dirupi scoscesi che lo fiancheggiano
richiedono la massima attenzione. Per accorciare il percorso ci
ritroviamo a camminare tra alberi ricoperti di spine. È da
dodici ore che siamo in piedi, ma al tramonto raggiungiamo il traguardo,
una piccola baia senza alcuna presenza umana, siamo avvolti dalla
natura. Le posizioni sono cambiate: Sleepmonster risale la classifica
e M6-Sport.com perde qualche posizione.
Il giorno successivo la partenza si effettua dall'isola di Marie
Galante che raggiungiamo in traghetto. La giornata prevede una serie
di prove molto brevi in diversi posti dell'isola: una ricerca in
kayak del fiore di mangrovia in un laghetto interno, una prova veloce
di nuoto, una serie di prove culturali gestite dalla popolazione
locale, una tirolina spettacolare attraverso una piccola baia sopra
un mare azzurro intenso e una caccia al tesoro in un villaggio dell'isola.
Passiamo parecchio tempo negli spostamenti in auto che utilizziamo
anche per riposarci, consapevoli che durante la notte ci sarà
l'evento più duro della giornata: la prova di coasteering
notturna, ovvero una corsa orientamento di 12km lungo la costa:
un susseguirsi di piccole baie sabbiose dove si corre a fatica,
intramezzate da appuntiti scogli non visibili da superare in acqua.
È proprio in questa zona che è necessaria una precisa
attenzione per evitare di farsi male alle articolazioni. Alcuni
kilometri li percorriamo anche nell'entroterra dove apparentemente
ci sono dei prati su cui poter correre agilmente, eppure anche qui
c'è un insidia: l'erba è a ciuffi su zolle di terra
disconnesse e muoversi velocemente è pressoché impossibile
se si vuole evitare di incorrere in brutte distorsioni alle caviglie.
La mancanza di brezza marina durante la notte fa sì che il
terribile caldo umido sia un'ulteriore causa di difficoltà.
L'indomani ci spostiamo sull'isola di Basse Terre. La cima del vulcano
La Sufriere ci aspetta. Ha appena smesso di piovere quando ci schieriamo
tutti alla partenza. È molto caldo e altrettanto umido e
per risalire il vulcano dovremo attraversare una zona di rigogliosa
foresta tropicale. Al via si crea un serpentone di persone lungo
un sentiero largo non più di un metro e completamente scivoloso:
a terra c'è solo fango. Dopo una veloce discesa comincia
un'insidiosa salita: ripida, scivolosa, fangosa, senza alcun gradino
se non quelli creati dalla pioggia. Ci muoviamo su un sentiero largo
a volte anche solo 30cm e scavato dalle piogge. L'unico modo di
procedere più velocemente e con minor rischio è di
aggrapparsi alle radici degli alberi tropicali di cui è ricoperta
la zona. Salendo le pendici le piante ad alto fusto lasciano spazio
a cespugli dalle foglie larghe ed il sentiero diventa un misto di
fango e rocce. Dopo 1200m di dislivello, a volte anche sotto una
sottile pioggerellina, arriviamo alla cima dove le rocce sono ricoperte
di giallo a causa dello zolfo. Il vulcano è infatti ancora
attivo e i fumi che fuoriescono dal cratere creano una nuvola sulla
cima che è pressoché sempre presente. Con queste condizioni
il panorama spettacolare dell'arcipelago di Guadalupe si può
solo immaginare! La temperatura in alto è sotto i 10°.
Scendiamo velocemente per un sentiero sassoso e scosceso fino a
tornare nella foresta tropicale ed infine dopo 4h di gara tagliamo
il traguardo. Stanchi e sporchi di fango all'arrivo ci aspetta una
piacevole sorpresa: una pozza naturale di acqua calda dove ci immergiamo
per rilassare i muscoli e riprendere fiato. La sera affrontiamo
un'ulteriore prova culturale nel paese di St. Claude, posto sulle
pendici del vulcano e con strade parecchio ripide. Interroghiamo
i cittadini per raccogliere le risposte ad alcune domande che prevedono
la traduzione in inglese della lingua locale e la serie di prove
per la giornata finisce.
Il giorno dopo effettuiamo un percorso di canyoning sempre sulle
pendici del vulcano. Per raggiungere il punto di partenza saliamo
lungo un sentiero fangoso e ripido e lo raggiungiamo dopo 40 minuti
completamente sudati. Camminando nella giungla l'umidità
è decisamente più fastidiosa rispetto alla costa.
Indossiamo mute, imbraghi e caschetti e ci caliamo per una spettacolare
cascata di 70m. Dal ciglio della roccia guardare in basso regala
un'emozione particolare: non si ha tempo per avere ripensamenti
e il contesto è decisamente suggestivo. La discesa è
resa difficile dalla scivolosità della parete: appoggiare
i piedi per la calata nella prima parte con una pendenza leggermente
positiva non è per nulla facile. Per fortuna la pendenza
diventa negativa fino all'arrivo nella pozza d'acqua. Da qui proseguiamo
poi lungo il torrente. Purtroppo una cattiva segnalazione del percorso
fa sì che 5 squadre, tra cui quella mia M6-sport.com, scendano
lungo il torrente per un paio d'ore invece di rituffarsi nella foresta
pochi metri dopo la cascata. Non ci poteva capitare di meglio
siamo tra le prime squadre e non è una prova a tempo, per
cui abbiamo tutto il tempo per goderci la discesa imprevista: una
vegetazione rigogliosa, delle minuscole rane marroni, alberi altissimi
di cacao, centinaia di liane che attraversano il torrente e noi,
accompagnati dai suoni della foresta, solo noi e la natura che ci
abbraccia.
Il pomeriggio raggiungiamo il paese di Vieux-Habitants con il pullman
di gara per un'ulteriore prova culturale di caccia al tesoro, durante
la quale vediamo tre bellissimi arcobaleni prodotti dall'alternarsi
di pioggerellina e sole. Troviamo tutti gli indizi che ci permettono
di rispondere correttamente a tutte le domande e racimoliamo altri
punti preziosi. La giornata è terminata e il bivacco notturno
è previsto sulla spiaggia. Il tramonto che ci regala la natura
è bellissimo: una spiaggia nera di materiale vulcanico, un
mare piatto e in fondo un sole rosso che si perde nell'orizzonte.
Il giorno successivo è l'ultimo giorno di gara. Andiamo nella
baia dalla sabbia dorata di Deshaies per una prova di staffetta
nuoto e corsa, finita la quale ci spostiamo fino ad arrivare nella
zona delle mangrovie, tra le due isole di Grand Terre e Basse Terre.
Qui ci aspetta una prova in kayak decisamente suggestiva: l'acqua
è salmastra e sono molte le specie di uccelli che si possono
ammirare tra le piante. 12 km di pagaiate e giungiamo al traguardo,
questa volta quello finale.
La sera si conclude con una grande festa nel forte di Fleur d'Epée
da cui si gode un bel panorama della baia di Le Gosier. Musiche
e balli locali ci accompagnano per tutta la serata. Con i compagni
di gara si ricordano alcuni episodi di questa fantastica settimana
nelle isole di Guadalupe, un raid particolare fatto a base di prove
sportive di ogni genere, ma che soprattutto ci ha permesso di conoscere
la generosa popolazione locale e una natura multicolore.
Un
ringraziamento va agli sponsor: SH+ (shplus.com) per i caschi e
gli occhiali da sole, La Sportiva (lasportiva.it) per le scarpe
da corsa in montagna, www.m6-sport.com un sito di raid avventura
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