AVVENTURA
NATURAID IN UNA DELLE PIU' BELLE GROTTE DELLA SARDEGNA
Una
grotta o una forra? Nel cuore del Supramonte, tra la vegetazione
riarsa sul letto asciutto della Codula Orbisi, si aprono dei piccoli
pozzetti poco profondi che permettono di accedere ad una delle grotte
più suggestive della Sardegna.
La grotta Donini è in realtà una cavità ipogea
dotata però di un ingresso ed una uscita a valle.
E' tra le più belle grotte della Sardegna, praticamente una
gola sotterranea, al suo interno le magnifiche rocce levigate ed
una successione continua di laghetti trasparenti, presenti anche
in estate, l'hanno portata tra le top-ten delle forre regionali.
Dal punto di vista carsico altro non è che un livello più
giovane della Codula Orbisi che risorge in parete con la cascata
nota con il toponimo di Su Cunn'e s'Ebba.
Sviluppo
1,5 km
Dislivello negativo 200 m
Tempo di percorrenza 3,30 ore
"Ciao
Mauri, hai voglia di venire a fare speologia e scendere in una grotta
in Su-pramonte? Siamo un gruppo di amici
. serve una pila stagna,
una muta per l'acqua ghiacciata, un imbrago con moschettoni
.
le corde le porto io".
Così
il mio amico Sergio Soro (famoso esploratore estremo, vedi sito
www.mauriziodoro.it interviste) mi invita per questa nuova esplorazione.
Detto fatto, preparo il materiale, prendo la mia inseparabile tendina,
sacco a pelo e il sabato pomeriggio ci mettiamo in viaggio, siamo
in macchina sulla S131 per rag-giungere Dorgali e la zona di Ursulei.
Una zona selvaggia del Gennargento.
C'è
anche Donatella, una sportiva appassionata di avventura e grande
nuotatrice.
Sulla strada incontriamo Ignazio e Pino, faccio la loro conoscenza
e si dimostrano subito molto disponibili, loro si sono occupati
della logistica e ci prepareranno qual-che cosa di speciale per
la cena.
Proseguiamo insieme e io guardo lo spettacolo che si presenta dalla
stradina a picco su un dirupo, sotto, piccolo, si vede il pittoresco
paesino di Ursulei. Continuiamo e saliamo su un altipiano spoglio,
a circa 900 m "Sedda er Baccas" (valle delle vacche) per
poi inoltrarci su strade sterrate molto sconnesse, il paesaggio
è magnifico nella sua arida semplicità. Entriamo in
un bosco di lecci e la pista sterrata ci porta ad un vecchio ovile,
ci sono ancora le costruzioni e gocciolatoi, segno della presenza
viva di qualche pastore che ha vissuto in questa zona impervia.
Il luogo è piano e privo di sassi, ci accampiamo e raccogliamo
della legna secca nel bosco per preparare un gran fuoco.
Dalla macchina escono tavolini sedie e tutto un ben di dio, formaggio
caprino, pane, salame e specialità sarde, naturalmente non
manca il "Cannonau" il famosissimo vi-no sardo di alta
gradazione.
Ma la specialità è la carne di Ignazio: polpa di maiale
che ha messo precedentemente a macerare nel vino e nell'aceto. Succulenti
blocchi magri infilati sapientemente da lui in un ramo spellato.
Mentre noi comodi a tavola incominciamo ad assaggiare, Ignazio gira
sul fuoco que-sta carne e quando si avvicina e la taglia sulla tavola
con il tipico coltello sardo affi-latissimo, il profumo di arrosto
fa sgranare gli occhi e aumentare l'acquolina.
Cala la sera ma noi chiacchierando ci gustiamo queste prelibatezze
e ci facciamo ac-carezzare dall'aria fresca del bosco.
Una cena indimenticabile tra i monti della Sardegna centrale. Ci
siamo proprio goduti una magica nottata in Supramonte
L'indomani ci raggiunge il gruppo di speologi, con tutto il materiale
tecnico.
Gente esperta e appassionata di montagna amante della natura selvaggia,
Bastiano, Gianni, Maria Rosaria, Josef e la sua compagna. Ci incamminiamo
in fila indiana serpeggiando tra i massi, dapprima scendendo un
ripido pendio e poi in una decina di minuti, camminando sui sassi
e cespugli di un letto di un fiume in secca raggiungiamo l'ingresso
della seminascosta grotta. Davanti c'è Bastiano, esperto
alpinista che conosce molto bene la zona e trova subito la piccola
apertura tra i grandi sassi. Non avrei mai immaginato che a 15 m
sotto quella piccola apertura si nascondessero delle viscere così
spettacolari. Scendiamo a turno con le corde 2 pozzi iniziali, stiamo
per affrontare il buio della grotta e le fredde acque del fiume
carsico.I primi scesi quasi non si vedono man mano che scendono
e le luci delle pile sem-brano essere inghiottite dalle tenebre,
si cammina in una prima galleria stretta e bassa con numerose vaschette
stalagmitiche piene di acqua trasparente per raggiungere il primo
laghetto.
In un punto più largo e comodo ancora asciutti indossiamo
le mute e le pile frontali, i più esperti hanno le attrezzature
speleo con le lampade a carburo sulla testa che ac-cendono con l'accendino
incorporato sul casco.
Sono
ancora le fiammelle, che sposano un connubio con le grotte a dare
un sapore primitivo e antico e ad essere le più sicure e
collaudate in quest'era moderna.
Ignazio infaticabile e con grande entusiasmo ha portato la telecamera,
filma in conti-nuazione senza perdere i momenti più spettacolari
anche se costa molta fatica aprire e chiudere il secchio ermetico
che tiene fisso al suo imbraco tramite un moschettone.
Con le corde ci caliamo nel primo lago, l'acqua è molto profonda
e non si tocca, è molto fredda ma non mi bagna il corpo perché
ho una buona muta con calzari, solo le mani sono libere, patisco
il freddo e quando nuoto ho formicolio alle dita.
Le pareti della grotta sono molto levigate e lucide a causa delle
piene che si ripetono nel periodo invernale, ma in questo periodo
il livello è ideale e la trasparenza è mas-sima.
Nuotiamo e sguazziamo, io sono molto entusiasta e mi trovo bene
con tutto il grup-po.
Ci sono passaggi con corde e calate tra gigantesche marmitte, è
una meraviglia vede-re questi sassi così levigati a lucido.
Una lunga processione di luci e fiammelle mi fa pensare a come è
bello pensare che in questo preciso momento un gruppo sotto terra
vive e cerca di scoprire chissà che cosa.
Qualche volta mi capita di rimanere indietro perché gioco
come un bambino ed os-servo tutto con curiosità, spengo anche
la mia frontale e rimango in silenzio nel buio più assoluto
ascoltando il rumore rimbombante dell'acqua che cade sulle rocce,
nuo-to nel buio ed ho la sensazione di essere risucchiato e volteggiare
nello spazio senza sapere dove sto andando. E' una grande sensazione
capire che si è in vita su questo pianeta, ma nello stesso
tempo, coscienti della propria vulnerabilità data dai nostri
sentimenti e dalle debolezze umane.
E' una situazione che raramente si presenta nella vita quotidiana
E' un continuo nuotare e superare piccole isolette di ghiaia, barriere
calcaree che for-mano piscine e via a nuotare con difficoltà
imbracati con moschettoni e zaino.
L'ultima parte è un procedere camminando e si intravede qualche
grande tronco in-castrato, sembra impossibile che sia arrivato sin
li, ma le piene invernali hanno una portata e una violenza tale
che anche i grossi tronchi non trovano scampo e vengono infilati
come fuscelli nei più piccoli anfratti rocciosi.
L'ultima nuotata è da mozzafiato, man mano che si girano
i vari costoni del canyon una luce più calda si intravede
da prima sulle alte pareti poi man mano si affonda nell'acqua da
renderla tra le sue ombre che si incrociano di un blu e verde smeraldo.
E' il sole che riesce a filtrare dalla nostra via d'uscita Ci troviamo
davanti ad un gio-co di colori che solamente l'elemento acqua combinato
con la luce riesce a fare, sembra di trovarsi in qualche baia sul
mare tra le rocce.
Un ultimo spettacolare salto di 3 m prima di aspettare il proprio
turno e fare una lun-ga calata di 50 m per uscire dalle viscere
di questa montagna arida, ma solamente in superficie e che nasconde
un bene prezioso al suo interno. Alla base finalmente il so-le ci
riscalda subito e ci avvolge nel suo quasi insopportabile calore
afoso.
Come lucertole riacquistiamo la nostra energia e in un'ora risaliamo
e ritorniamo alle nostre macchine, dove ci salutiamo non prima di
aver fatto una merenda all'ombra di grandi lecci ed essere stati
presi di mira da una famiglia di maiali e maialetti attirati dall'odore
del cibo che girano per il bosco indisturbati. Sicuramente cosa
strana per me abituato invece a stare sui prati trentini dove pascolano
le mucche.
Grazie a Sergio e a tutto il gruppo per questa bella esperienza.
Maurizio Doro
|
|