90 squadre alla partenza del Trail-O di 20km o 35 km, pioggia, freddo, nebbia, grandine, e qui di seguito il racconto di una novella raider e le sue emozioni. Quando è domenica, suona la sveglia alle 5:30, fuori piove e fa freddo (molto freddo, visto che il calendario fa “19 maggio”), devi essere proprio ostinata per decidere di partecipare comunque ad un raid. E la parola “ostinata” sento che mi rispecchia abbastanza. Dopo la sveglia, però, mi è toccato convincere Hugo ad alzarsi… siccome ero a corto di buoni motivi, l’ho obbligato con un “andiamo e basta”.
Dopo aver deciso quantità e qualità degli strati di vestiario da indossare, e dopo una sostanziosa colazione, partiamo per Magreglio. Nel frattempo ci siamo tenuti in contatto con Federica (rimasta spaiata e in cerca di un compagno con il quale partecipare al raid) già in autostrada. Anche durante il viaggio la pioggia non mollava. A pochi chilometri da Magreglio, Federica è rimasta a terra con una gomma… abbiamo deciso di fermarCi ad aiutarla. Detto-fatto: Hugo scende e compie un cambio gomme degno del box Ferrari. Io ho partecipato moralmente dall’interno dell’auto e facendogli poi un sacco di complimenti.
Per farla breve, siamo arrivati a Magreglio che ancora avevamo stampata in faccia un’espressione perplessa che diceva “ma perché siamo venuti?”.
Da perplessi ci prepariamo alla gara, solo l’entusiasmo di Federica (che nel frattempo abbiamo accolto in squadra) ci tira un po’ su di morale. Sembra passato un attimo, dopo il briefing ci dirigiamo alla partenza sotto la solita e ormai noiosa pioggia battente e quasi in ritardo ci accodiamo agli altri. Devo precisare subito che io pensavo di correre un po’ di più invece dopo poche centinaia di metri dalla partenza comincia subito una bella salita da spezzare le gambe… faccio un po’ di spoiler dicendo che era solo la prima???
Già il gruppo si divide in due, poi ci addentriamo in un bosco e decidiamo velocemente ad ogni bivio che percorso intraprendere verso la prima lanterna… decidiamo è una parola grossa… diciamo che Hugo è stato il nostro GPS. Sul serio, non ne ha sbagliata una, sapeva sempre dove ci trovavamo e dove dovevamo andare… anche se io non mi fidavo del tutto e continuavo a chiedere “sappiamo dove stiamo andando, vero?”. Ad un certo punto capiamo di essere vicini alla lanterna dal fuggi-fuggi tra alcuni alberi. Via su per un prato verdissimo (per forza, con tutta questa pioggia) verso la seconda lanterna. Dal prato si accede ad un bosco… devo precisare in salita? Ah, non dimentichiamo con terreno completamente coperto di foglie inzuppate d’acqua. E lì comincio a scherzare sulla frase rivoltami da uno degli organizzatori che, per incoraggiare la nostra partecipazione, mi aveva rassicurato sulle origini carsiche del terreno e sul fatto che fosse “secco”… Naturalmente era scivoloso e quanto mai fangoso! La Fritz filma con la GO PRO la salita e arrancando testimonia il nostro fiato corto… nostro cioè di noi femminucce. Al contrario Hugo se la fa quasi di corsa, tanto che io comincio a dire che nella vita doveva fare lo sherpa… e Federica è d’accordo. Scherzando sulla genetica di chi è nato a quasi 3000 metri di altitudine, arriviamo alla seconda lanterna posizionata su un’altura priva di alberi, vicino ad un laghetto. Buona notizia: la pioggia è cessata. Cattiva notizia: Marco Colombo ha gufato “c’è buona visibilità, basta non scenda la nebbia”… e nebbia sia… e già che ci siamo anche vento. Ci incamminiamo su una mulattiera sbarbellando dal freddo solo per pochi metri perché poi… altra salita! Dirigendoci decisi verso la terza lanterna incontriamo gente che viene nel senso opposto… la cosa non ci smonta. Dobbiamo solo aggiustare il tiro con una discesa e raggiungiamo altri gruppi. Una precisazione sulle discese… in salita sono lenti quasi tutti, però in discesa si recupera. Penso di dover migliorare molto in questo, magari la prossima volta mi impegno per arrivare alla gara con entrambe le caviglie sane. Mentre scendiamo a mo’ di sciatori (però nel fango) facendo slalom tra gli alberi Hugo ci avverte “attente alla testa!!!” io passo indenne in velocità sotto ad un ramo, la Fritz ci fa un frontale in piena regola tipo Paperissima… non sapevo se ridere o preoccuparmi, ma, constatata la durezza del cranio di Federica, ripartiamo per quanto possiamo velocemente. Ah, dimenticavo di dire che nel frattempo era uscito il sole, un sole poco durevole e interrotto da una grandinata. Lo so, sembra uno scherzo, ma abbiamo immagini che lo documentano! In discesa incontriamo altri partecipanti e subito dopo arriviamo alla terza lanterna dove vengo derisa dal controller per la varietà del nostro kit di pronto soccorso. Sono una persona che prende seriamente le eventualità e i pericoli dei raid avventura e poi, vista la professione di farmacista, non vorremmo mica lesinare su disinfettante, garze e bende… vero??? Rischierei di essere radiata!
Ooooooh meno male il percorso verso la quarta lanterna sembra pianeggiante e ci riposiamo un po’. Sulla strada per la quinta lanterna facciamo anche i buoni samaritani e aiutiamo squadre in difficoltà… ma che bravi che siamo! Si aggregano a noi altre due squadre che capiscono subito la validità del nostro gps-sherpa-Hugo. Per raggiungere la lanterna abbiamo deciso di intraprendere una strada quasi pianeggiante per poi ammazzarci in una salita talmente ripida che dovevamo aiutarci con le braccia e issarci aggrappandoci agli alberi… sono state solo poche centinaia di metri, ma veramente da pazzi. Alla fine del bosco siamo quasi alla lanterna, ma semi morti, ci scolliamo di dosso le squadre “copione” arriviamo alla lanterna. Forza, la lanterna 6 è vicina dai dai dai!
Tra la 6 e la 7 si intuisce quanto sarebbe stato bello il paesaggio se il tempo fosse stato più clemente, addirittura si vedono scorci di lago!
La vera pena è verso la settima lanterna… esce il sole e c’è da fare una salita che solo da sotto sembrava brutta, ma a metà era anche peggio. Polpacci di marmo, quadricipiti allo spasmo… ho pensato più di una volta di mollare… ma tanto dove andavo? Passo dopo passo si procede. Arrivate su una mezzoretta dopo Hugo, realizzo che le lanterne sono finite esattamente come le mie energie psico-fisiche. Il restante percorso è in discesa, ma a me fa male ogni muscolo e faccio da fardello ai miei compagni di squadra… dopo altra pioggia e fango arriviamo in paese col sole… sole beffardo che serve ad asciugare i capelli dopo la doccia.
Oh mamma che stanchezza! E’ stata una gran prova di resistenza. Sono abituata a correre, ma il percorso era durissimo. Ringrazio i miei compagni di squadra (Hugo e Federica) per non avermi abbandonato in mezzo ad un bosco anche se li ho rallentati tantissimo e per avermi insegnato un’infinità di cose. Spero sia stato per me solo il primo raid di una lunga serie col mio perfetto compagno-gps-sherpa-Hugo.